venerdì 26 ottobre 2012

MATERIALE NON CONFORME

VENERDì 27 OTTOBRE - ORE 21.00 - TEATRO PORTALAND

via Papiria 8, Trento
 
LIBERA TRENTINO INAUGURA INSIEME A Portland Nuovi Orizzonti Teatrali LA STAGIONE "Materiale Non Conforme" CON LO SPETTACOLO "SUICIDI?"

PER COLORO CHE SONO TESSERATI CON LIBERA (MOSTRANDO LA TESSERA IN BIGLIETTERIA) POTRANNO ACCEDERE AGLI SPETTACOLI DELLA STAGIONE A 8 EURO, ANZICHè 12!

VI ASPETTIAMO PER PROTEGGERE INSIEME LA BELLEZZA!


Produzione Moliere Spettacoli (Roma)
SUICIDI?
Di e con Fabrizio Coniglio e Bebo Storti
tratto dal libro di Mario Almerighi “3 suicidi eccellenti”
diretto e interpretato da Bebo Storti e Fabrizio Coniglio

Siamo in piena tangentopoli e due comuni cittadini italiani, giocando a fare gli ispettori, indagano su “3 suicidi eccellenti” di quel periodo: Castellari direttore generale degli affari economici del Ministero delle Partecipazioni Statali e consulente dell’Eni, Cagliari presidente dell’Eni e Gardini capo indiscusso della Montedison e maggior azionista dell’Eni. Perché le scene dei suicidi sono state alterate? Perché Castellari, Cagliari e Gardini si uccidono proprio il giorno in cui dovrebbero incontrare i magistrati? Hanno tutti e 3 un forte legame con L’Eni. E’ solo una coincidenza? Il sistema uccide chi all’improvviso diventa inaffidabile? Non daremo presuntuosamente la soluzione a questi quesiti, ma insinueremo nello spettatore ,con le testimonianze, gli interrogatori, le analisi compiute sul luogo del delitto, le perizie e le autopsie, il dubbio che questi suicidi possano forse essere anche degli omicidi, senza cadere nella retorica, ma usando l’ironia e la forza teatrale della rappresentazione. Nulla di ciò che viene rappresentato è inventato ma è tratto da documenti, dichiarazioni e perizie ufficiali, raccolte con minuziosa scrupolosità dal presidente del tribunale di Civitavecchia Mario Almerighi. Lo spettacolo “Suicidi?” è infatti tratto dal libro “3 Suicidi Eccellenti” di cui Almerighi è l’autore. Ma Perché riattraversare quel periodo? Perché riparlarne? Tutti sappiamo che era uso comune, in quegli anni, il "sistema" delle tangenti; il favore all'amico di partito, al sodale, alla persona "vicina" per ideologia e per appartenenza. Una mafia che si stringe attorno all'idea di Patria, ma che poi fa spreco di denaro pubblico. Una classe dirigente e politica che ha perso, se mai l'ha avuto, il senso dello stato, del "servire il popolo" ma che è invece terrorizzata dal perdere i propri privilegi, dal veder svanire il potere con i privilegi. E così montagne di danaro pubblico vanno in fumo fra gli anni settanta e gli anni novanta, indebitando lo stato e quindi i cittadini italiani per i prossimi decenni a venire. Riattraversare quel periodo con queste tre vicende è anche un modo per capire che cosa è il nostro paese oggi e cosa continuerà ad essere negli anni, se questo “sistema” non verrà smantellato.

Orari
Spettacoli del venerdì e del sabato: ore 21.00
Spettacoli della domenica: ore 10.00 con colazione
Tutti gli eventi si svolgono presso il Teatro Portland in via Papiria 8 a Piedicastello (Trento)

Biglietteria
Intero 12€
Ridotto Newsletter e Carta in Cooperazione 10€
Ridotto Studenti 8€
Ridotto soci Portland 6€

RACCONTANDO, "E!STATE LIBERI!" !

COOPERATIVA “LAVORO E NON SOLO”
(13–21 agosto 2012) Corleone - SICILIA
di Elisabetta Sardelli e Maria Chiara Pavesi

 
Una fotografia: una ventina di ragazzi che camminano in mezzo a dei filari di viti. La terra accanto è arsa e brulla, nell’area si può sentire l’ odore della terra e del caldo siciliano. Soffermandosi un momento a guardare meglio si può intuire la gioia e l’ entusiasmo di quei ragazzi, pronti a lavorare nei campi per tutta la mattina, nonostante il caldo e la fatica. Ragazzi che hanno deciso di passare una o due settimane della propria estate sui territori confiscati alla mafia, perché: “Ogni pomodoro raccolto, ogni vite sistemata è uno schiaffo alla mafia.”

Sono passati alcuni mesi da quando siamo tornate, ma appena la mente torna indietro a quella settimana, a quel luogo così arso e brullo, alle persone incontrate e ai luoghi visitati, alle mattine spese sui campi a sistemare vigneti o a raccogliere pomodori, gli occhi si riempiono di ricordi e il cuore di gioia.
È difficile spiegare cosa abbia significato per noi andare ai campi di lavoro quest’estate. Quando siamo salite sull’aereo avevamo motivazioni e un percorsi diversi, con un pensiero che ci accomunava: la voglia sporcarci le mani e vivere una settimana di condivisione, lavoro e testimonianze insieme a tanti altri giovani, secondo quegli ideali che da tempo ci accompagnano. Quest’esperienza ci ha permesso di faticare sui campi, ma soprattutto di vivere un momento di crescita personale: abbiamo capito che combattere la piaga della mafia è possibile. Abbiamo conosciuto nuovi amici, compagni di viaggio che condividono con noi la stessa voglia di capire, di alzare la testa e dire NO, no alla mafia. Abbiamo incontrato persone che hanno fatto della loro vita una lotta continua alla mafia perché credono con tutto il cuore che cambiare è possibile, perché amano la loro terra, e con impegno e dedizione, nella semplicità e quotidianità della vita, si adoperano per un futuro libero.

La cooperativa “Lavoro e non solo” - partner di Libera, insieme all’ARCI , organizza nell’ambito del progetto “LiberArci dalle Spine” campi di lavoro sui terreni confiscati alla mafia per tutto il periodo che va da maggio ad ottobre.
Casa Caponnetto, in via Crispi, a Corleone, è diventa la nostra nuova casa: una volta era della famiglia Grizzaffi, nipoti di Riina, ora è casa nostra, è la casa di tutti i ragazzi e le ragazze che partecipano ai campi, è la casa dei soci della cooperativa, di chiunque voglia passare per Corleone e fermarsi due o tre giorni per conoscere quest’antimafia, fatta di tanto sudore ed impegno ma anche di tanta speranza.
I campi offrono anche momenti di incontro, innanzi tutto con i soci della Cooperativa –tra cui Calogero, Franco, Salvatore e Bernardo -, che ci hanno accompagnati durante tutta la settimana, momenti per conoscere meglio la storia della cooperativa stessa, da dove è nato il progetto “LiberArci dalle spine” e cosa voglia dire lavorare sui campi e aver fatto questa scelta di vita, e poi incontri con personaggi come Pino Maniaci e i sopravvissuti alla strage di Portella della Ginestra, e visite in alcuni luoghi simbolo come la tomba di Placido Rizzotto e il Laboratorio della Legalità, a Corleone.
Momenti di crescita ed educazione, che offrono spunti di riflessione forti e concreti che ci spingono a interrogarci sul nostro impegno, e a guardare la realtà che ci circonda con occhi ancora più critici.
I campi e i laboratori sono l'esempio che, anche in quei luoghi dove la mafia ha spadroneggiato, è possibile ricostruire una realtà sociale ed economica fondata sulla legalità e sul rispetto della persona.”
Questo campo ci ha fatto capire che il mafioso può essere ricchissimo e avere un sacco di collegamenti politico-economici ma se al mafioso togli la terra, la presenza sul territorio, la stima delle persone che lo circondano, il mafioso non è più nulla. E quindi la lotta a questa “montagna di merda” (cit. Peppino Impastato) bisogna iniziarla proprio a casa loro, sui loro terreni, in mezzo alle loro famiglie. Farsi vedere e essere testimoni di cambiamento e valori sani.

Quello che a noi ha colpito maggiormente, però, è stato parlare con quelle persone che a Corleone ci vivono: Franco, Calogero e Salvatore e tutti gli altri soci della cooperativa. Non possiamo dimenticare i loro occhi e le loro mani: occhi pieni di passione, amore, coraggio e anche paura (paura perché scegliere di essere diversi, schierarsi dalla parte dell’antimafia a Corleone, è rischioso: Franco ci raccontava di come, la mattina, guardava i suoi figli andare a scuola con la paura di non rivederli più, o di come spesso si accorgeva di essere seguito da una macchina), e mani ruvide e sporche di terra, mani di contadini, mani che lavorano e si sporcano per migliorare questo mondo, per “liberarci dalle spine della mafia”.

Quello che abbiamo imparato è che tra Trento o Corleone non c’è molta differenza: impegnarsi in prima persona è fondamentale per costruire un futuro di libertà, verità e giustizia, come invita il Giudice Antonino Caponnetto rivolgendosi ai giovani: “ Ragazzi, godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova resistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degl’ideali. Non abbiate paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli. Siate attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi! L’avvenire è nelle vostre mani. Ricordatevelo sempre!”

RACCONTANDO, "E!STATE LIBERI!" !

VILLA SANTA BARBARA
 S. Pietro Vernotico - PUGLIA
di Giacomo Longato 

Dopo varie esitazioni, quest’anno ho finalmente deciso di fare la mia prima esperienza in un campo E!STATE LIBERI!. Questa decisione è maturata dalla voglia di poter dare un aiuto concreto nella lotta contro le mafie e anche per conoscere e capire di più una realtà da me conosciuta solo attraverso gli occhi e le orecchie di terzi. Il campo che ho scelto è a Villa Santa Barbara nel paese di S. Pietro Vernotico, 20 km da Brindisi. Questa villa è stata sequestrata nel 2010, insieme ai 35 ettari di campi che la circondano , all’ex cassiere della Sacra Corona Unita “don” Tonino Screti. Personaggio che si è arricchito attraverso la produzione di vino al metanolo, prodotto proprio nella villa e che poi veniva rivenduto come vino da taglio a molte rinomate cantine del Nord Italia ed estere. Grazie a questo losco commercio è riuscito a venire a contatto con la SCU e a ricoprire subito un ruolo di tutto rispetto all’interno di questa.
Grazie alla posizione strategica della villa, riesce ad avere il controllo dei traffici illegali in tutto il circondario di S. Pietro e Torchiarolo; infatti, la villa, con le sue alte mura bianche e suoi fari da stadio che la illuminano a giorno, non era solo un luogo di vita ma anche il punto nevralgico di molte attività criminali dell'organizzazione: qui negli anni novanta sono passati molti carichi del contrabbando di sigarette e di armi, e centinaia d’immigrati albanesi che venivano condotti lì attraverso una polverosa strada di campagna nascosta tra i vigneti. Forse la stessa che ho percorso io nel mio arrivo alla villa.
Le nostre giornate a Villa Santa Barbara erano divise in due “fatiche”: la prima, quella “fisica”, il lavoro nei campi confiscati dove noi davamo materialmente un piccolo aiuto alla cooperativa Libere Terre di Puglia. A parte la sveglia alle cinque, il caldo cocente e le fastidiose cicale che ci continuavano a venire addosso, il lavoro non era troppo pesante, era un bel momento per conoscerci meglio e per cantare insieme qualche bella canzone.
Il pomeriggio, dopo un lauto pranzo e un appagante riposino per recuperare il sonno rubato alle 5 del mattino, arrivava la fatica maggiore, ma quella più utile: quella “psicologica”. Infatti ,era in questi momenti che venivano a trovarci i nostri “ospiti”. Alcuni ci parlavano più scolasticamente di cose interessanti come la storia della villa o il funzionamento della cooperativa o la storia della legislazione che ha portato a quello che stavamo vivendo (dalla legge Rognoni-La Torre, che parla per la prima volta di associazione mafiosa e di confisca dei beni, fino alla legge 109/96 che sigla le disposizioni
sul riutilizzo sociale dei beni confiscati). Altri, tra cui Don Ciotti, Ivano (ragazzo della cooperativa che è nato e vissuto a Mesagne negli anni in cui era la base della SCU), Don Raffaele (parroco di S. Pietro Vernotico e impegnato nel sociale) e Fabio Marini (presidente di un’associazione “NO pizzo” di Mesagne) ci hanno fatto riflettere e talvolta anche emozionare fino alla perdita di qualche lacrima.
Ci hanno fatto riflettere sul valore e l’importanza di essere cittadini, di adempiere i propri doveri di cittadino, solo se tutti noi facciamo la nostra parte, riusciremo a creare un ambiente, dove tutti potremmo vivere meglio, nel rispetto reciproco e in quello del nostro paese.
Perciò in noi non può esistere la figura dell’eroe, perché questo può giustificare
l’astensionismo. Facendo un esempio, i giudici Borsellino e Falcone sono considerati da molti degli eroi perché sono morti per portare la giustizia nella propria terra; ma, considerandoli degli eroi la gente li mette su un piano superiore, dicendo che hanno compiuto qualcosa di straordinario, così facendo si sottintende che ammette di non poter agire allo stesso modo perché non si considera alla loro altezza. Ed è proprio questo l’errore che permette alla mafia, e più in genere all’illegalità, di sopravvivere; loro due e tutte le vittime di mafia, citando il giudice Caselli, “sono morte perché noi non siamo stati abbastanza vivi”; se tutti noi, quotidianamente e insieme, facessimo la nostra parte, fossimo abbastanza vivi, nella lotta per la legalità, sarebbe molto più semplice combattere la mafia e le ingiustizie che vi sono nella nostra società, senza nessun sacrificio umano.
Questo concetto è alla base della vita nella cooperativa e delle persone che cercano di combattere la criminalità nel proprio paese. Qui al sud ci sono maggiori difficoltà, rispetto al nord, nell’impegnarsi a vivere legalmente. Questo è ciò che ci hanno raccontato i soci della cooperativa che abbiamo incontrato, come Enzo (contadino che gestisce i campi e la villa) e Alessandro Leo (presidente della cooperativa Libere Terre di Puglia) che hanno ricevuto “pizzini” minatorii lasciati sulla macchina o nella buca delle lettere, ma nonostante ciò hanno continuato per la loro strada.
O come Ivano, nato e cresciuto a Mesagne, dove fino a due anni fa gli affiliati alla SCU sparavano nelle strade e dove la lotta alla mafia è sempre vista con diffidenza; infatti, la sua scelta non è stata facile, è stato più volte minacciato, anche con armi puntate alla testa.
Ma nonostante questi intoppi, loro continuano per la loro strada, aiutandosi tra loro nei momenti di difficoltà, condividendo la fatica e i momenti di gioia, perseverando insieme
nella costruzione di un mondo più giusto e onesto.Nei giorni del campo tutti noi, campisti, coordinatori e volontari dello SPI, abbiamo fatto nostra questa lotta comune e la condivisione che la alimenta: lavorando insieme, aiutandoci tra di noi nelle corvée, esponendo apertamente le nostre idee e confrontando le nostre riflessioni e raccontato la nostre cose, anche più intime, come si fa tra amici di lunga data. Era un clima bellissimo tutti abbiamo legato nonostante le differenti provenienze o il divario di età; siamo arrivati da individui ma siamo ripartiti come una cosa sola, infatti la frase che noi campisti abbiamo scelto per ringraziare tutti quelli che ci hanno permesso questa bellissima esperienza è stata: “Grazie a voi, adesso siamo un NOI!”
Nel viaggio di ritorno, la mia valigia era più pesante, non a causa di vestiti in più, ma grazie al bagaglio di emozioni, di conoscenze e di amicizie che questa esperienza mi ha donato. Questa è stata la più bella esperienza della mia breve vita, spero di poterla ripetere presto, intanto cercherò di mettere in pratica quello che ho portato via da qui, dando continuità a ciò che ho vissuto in questi dieci giorni. Ci sarebbero altri milioni di cose da dire, ma non voglio essere troppo prolisso, e poi, le cose che ho provato non si riescono a scrivere, io ho tentato di farlo in questo articolo, ma l’unico modo per capirle è prendere la saggia decisione di andare a un campo E!STATE LIBERI!