venerdì 26 ottobre 2012

RACCONTANDO, "E!STATE LIBERI!" !

VILLA SANTA BARBARA
 S. Pietro Vernotico - PUGLIA
di Giacomo Longato 

Dopo varie esitazioni, quest’anno ho finalmente deciso di fare la mia prima esperienza in un campo E!STATE LIBERI!. Questa decisione è maturata dalla voglia di poter dare un aiuto concreto nella lotta contro le mafie e anche per conoscere e capire di più una realtà da me conosciuta solo attraverso gli occhi e le orecchie di terzi. Il campo che ho scelto è a Villa Santa Barbara nel paese di S. Pietro Vernotico, 20 km da Brindisi. Questa villa è stata sequestrata nel 2010, insieme ai 35 ettari di campi che la circondano , all’ex cassiere della Sacra Corona Unita “don” Tonino Screti. Personaggio che si è arricchito attraverso la produzione di vino al metanolo, prodotto proprio nella villa e che poi veniva rivenduto come vino da taglio a molte rinomate cantine del Nord Italia ed estere. Grazie a questo losco commercio è riuscito a venire a contatto con la SCU e a ricoprire subito un ruolo di tutto rispetto all’interno di questa.
Grazie alla posizione strategica della villa, riesce ad avere il controllo dei traffici illegali in tutto il circondario di S. Pietro e Torchiarolo; infatti, la villa, con le sue alte mura bianche e suoi fari da stadio che la illuminano a giorno, non era solo un luogo di vita ma anche il punto nevralgico di molte attività criminali dell'organizzazione: qui negli anni novanta sono passati molti carichi del contrabbando di sigarette e di armi, e centinaia d’immigrati albanesi che venivano condotti lì attraverso una polverosa strada di campagna nascosta tra i vigneti. Forse la stessa che ho percorso io nel mio arrivo alla villa.
Le nostre giornate a Villa Santa Barbara erano divise in due “fatiche”: la prima, quella “fisica”, il lavoro nei campi confiscati dove noi davamo materialmente un piccolo aiuto alla cooperativa Libere Terre di Puglia. A parte la sveglia alle cinque, il caldo cocente e le fastidiose cicale che ci continuavano a venire addosso, il lavoro non era troppo pesante, era un bel momento per conoscerci meglio e per cantare insieme qualche bella canzone.
Il pomeriggio, dopo un lauto pranzo e un appagante riposino per recuperare il sonno rubato alle 5 del mattino, arrivava la fatica maggiore, ma quella più utile: quella “psicologica”. Infatti ,era in questi momenti che venivano a trovarci i nostri “ospiti”. Alcuni ci parlavano più scolasticamente di cose interessanti come la storia della villa o il funzionamento della cooperativa o la storia della legislazione che ha portato a quello che stavamo vivendo (dalla legge Rognoni-La Torre, che parla per la prima volta di associazione mafiosa e di confisca dei beni, fino alla legge 109/96 che sigla le disposizioni
sul riutilizzo sociale dei beni confiscati). Altri, tra cui Don Ciotti, Ivano (ragazzo della cooperativa che è nato e vissuto a Mesagne negli anni in cui era la base della SCU), Don Raffaele (parroco di S. Pietro Vernotico e impegnato nel sociale) e Fabio Marini (presidente di un’associazione “NO pizzo” di Mesagne) ci hanno fatto riflettere e talvolta anche emozionare fino alla perdita di qualche lacrima.
Ci hanno fatto riflettere sul valore e l’importanza di essere cittadini, di adempiere i propri doveri di cittadino, solo se tutti noi facciamo la nostra parte, riusciremo a creare un ambiente, dove tutti potremmo vivere meglio, nel rispetto reciproco e in quello del nostro paese.
Perciò in noi non può esistere la figura dell’eroe, perché questo può giustificare
l’astensionismo. Facendo un esempio, i giudici Borsellino e Falcone sono considerati da molti degli eroi perché sono morti per portare la giustizia nella propria terra; ma, considerandoli degli eroi la gente li mette su un piano superiore, dicendo che hanno compiuto qualcosa di straordinario, così facendo si sottintende che ammette di non poter agire allo stesso modo perché non si considera alla loro altezza. Ed è proprio questo l’errore che permette alla mafia, e più in genere all’illegalità, di sopravvivere; loro due e tutte le vittime di mafia, citando il giudice Caselli, “sono morte perché noi non siamo stati abbastanza vivi”; se tutti noi, quotidianamente e insieme, facessimo la nostra parte, fossimo abbastanza vivi, nella lotta per la legalità, sarebbe molto più semplice combattere la mafia e le ingiustizie che vi sono nella nostra società, senza nessun sacrificio umano.
Questo concetto è alla base della vita nella cooperativa e delle persone che cercano di combattere la criminalità nel proprio paese. Qui al sud ci sono maggiori difficoltà, rispetto al nord, nell’impegnarsi a vivere legalmente. Questo è ciò che ci hanno raccontato i soci della cooperativa che abbiamo incontrato, come Enzo (contadino che gestisce i campi e la villa) e Alessandro Leo (presidente della cooperativa Libere Terre di Puglia) che hanno ricevuto “pizzini” minatorii lasciati sulla macchina o nella buca delle lettere, ma nonostante ciò hanno continuato per la loro strada.
O come Ivano, nato e cresciuto a Mesagne, dove fino a due anni fa gli affiliati alla SCU sparavano nelle strade e dove la lotta alla mafia è sempre vista con diffidenza; infatti, la sua scelta non è stata facile, è stato più volte minacciato, anche con armi puntate alla testa.
Ma nonostante questi intoppi, loro continuano per la loro strada, aiutandosi tra loro nei momenti di difficoltà, condividendo la fatica e i momenti di gioia, perseverando insieme
nella costruzione di un mondo più giusto e onesto.Nei giorni del campo tutti noi, campisti, coordinatori e volontari dello SPI, abbiamo fatto nostra questa lotta comune e la condivisione che la alimenta: lavorando insieme, aiutandoci tra di noi nelle corvée, esponendo apertamente le nostre idee e confrontando le nostre riflessioni e raccontato la nostre cose, anche più intime, come si fa tra amici di lunga data. Era un clima bellissimo tutti abbiamo legato nonostante le differenti provenienze o il divario di età; siamo arrivati da individui ma siamo ripartiti come una cosa sola, infatti la frase che noi campisti abbiamo scelto per ringraziare tutti quelli che ci hanno permesso questa bellissima esperienza è stata: “Grazie a voi, adesso siamo un NOI!”
Nel viaggio di ritorno, la mia valigia era più pesante, non a causa di vestiti in più, ma grazie al bagaglio di emozioni, di conoscenze e di amicizie che questa esperienza mi ha donato. Questa è stata la più bella esperienza della mia breve vita, spero di poterla ripetere presto, intanto cercherò di mettere in pratica quello che ho portato via da qui, dando continuità a ciò che ho vissuto in questi dieci giorni. Ci sarebbero altri milioni di cose da dire, ma non voglio essere troppo prolisso, e poi, le cose che ho provato non si riescono a scrivere, io ho tentato di farlo in questo articolo, ma l’unico modo per capirle è prendere la saggia decisione di andare a un campo E!STATE LIBERI!


sabato 22 settembre 2012

IN RICORDO DI MAURO ROSTAGNO


"NOI NON VOGLIAMO TROVARE UN POSTO IN QUESTA SOCIETÀ, MA CREARE UNA SOCIETÀ IN CUI VALGA LA PENA TROVARE UN POSTO."
Mauro Rostagno


A 24 anni dall'anniversario dell'assassinio di Mauro Rostagno, Libera Trentino, in collaborazione con Antonio Marchi, propone una serata per ricordarlo e ricordare il processo che si sta celebrando nell'aula bunker "Giovanni Falcone" a Trapani.
Quest'ultimo lo potete seguire in diretta cliccando sulla pagina facebook "Processo per l'omicidio di Mauro Rostagno - Trapani Aula Falcone -" .


Vi aspettiamo  
MERCOLEDì 26 SETTEMBRE 
al BAR DUOMO (Via G. Verdi, 40 a TRENTO)
a partire dalle ORE 18:45

Ricordiamo Mauro raccontandovi la sua storia, tramite alcune letture tratte da "Il suono di una sola mano", libro scritto dalla figlia Maddalena, parti del Video che ha partecipato al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia e attraverso le parole di Antonio Marchi che l'ha conosciuto.

Durante la serata verrà allestito un banchetto con i prodotti di Libera e, per chi non lo avesse ancora fatto, ci sarà la possibilità di tesserarsi con Libera Trentino.


NON MANCATE!

giovedì 26 luglio 2012

IN MEMORIA DI RITA ATRIA

TRACCIA DEL TEMA
La morte del giudice Falcone ripropone in termini drammatici il problema della mafia. Il candidato esprima le sue idee sul fenomeno e sui possibili rimedi per eliminare tale piaga.

SVOLGIMENTO

Erice, 5 giugno 1992

La morte di una qualsiasi altra persona sarebbe apparsa scontata davanti ai nostri occhi, saremmo rimasti quasi impassibili davanti a quel fenomeno naturale che è la morte del giudice Falcone, per chi aveva riposto in lui fiducia, speranza, la speranza di un mondo nuovo, pulito, onesto, era un esempio di grandissimo coraggio, un esempio da seguire. Con lui è morta l'immagine dell'uomo che combatteva con armi lecite contro chi ti colpisce alle spalle, ti pugnala e ne è fiero. Mi chiedo per quanto tempo ancora si parlerà della sua morte, forse un mese, un anno, ma in tutto questo tempo solo pochi avranno la forza di continuare a lottare. Giudici, magistrati, collaboratori della giustizia, pentiti di mafia, oggi più che mai hanno paura, perché sentono dentro di essi che nessuno potrà proteggerli, nessuno se parlano troppo potrà salvarli da qualcosa che chiamano mafia.
Ma in verità dovranno proteggersi unicamente dai loro amici: onorevoli, avvocati, magistrati, uomini e donne che agli occhi altrui hanno un'immagine di alto prestigio sociale e che mai nessuno riuscirà a smascherare. Ascoltiamo, vediamo, facciamo ciò che ci comandano, alcuni per soldi, altri per paura, magari perché tuo padre volgarmente parlando è un boss e tu come lui sarai il capo di una grande organizzazione, il capo di uomini che basterà che tu schiocchi un dito e faranno ciò che vorrai.
Ti serviranno, ti aiuteranno a fare soldi senza tener conto di nulla e di niente, non esiste in loro cuore, e tanto meno anima. La loro vera madre è la mafia, un modo di essere comprensibile a pochi.
Ecco, con la morte di Falcone quegli uomini ci hanno voluto dire che loro vinceranno sempre, che sono i più forti, che hanno il potere di uccidere chiunque. Un segnale che è arrivato frastornante e pauroso. I primi effetti si stanno facendo vedere immediatamente, i primi pentiti ritireranno le loro dichiarazioni, c'e chi ha paura come Contorno, che accusa la giustizia di dargli poca protezione. Ma cosa possono fare ministri, polizia, carabinieri? Se domandi protezione, te la danno, ma ti accorgi che non hanno mezzi per rassicurare la tua incolumità, manca personale, mancano macchine blindate, mancano le leggi che ti assicurino che nessuno scoprirà dove sei. Non possono darti un'altra identità, scappi dalla mafia che ha tutto ciò che vuole, per rifugiarti nella giustizia che non ha le armi per lottare.
L'unica speranza è non arrendersi mai. Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna arrendersi mai, e la giustizia e la verità vivrà contro tutto e tutti. L'unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c'è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo.


Rita Atria



RITA ATRIA 

(Partanna, 4 settembre 1974 – Roma, 26 luglio 1992)

Rita Atria nasce in una famiglia mafiosa ed a undici anni perde, ucciso dalla mafia, il padre Vito, mafioso della famiglia di Partanna. Sono gli anni dell'ascesa dei corleonesi e della guerra di mafia che li vedrà impegnati in sanguinosi omicidi di uomini delle cosche rivali per la presa del potere. 

Alla morte del padre, Rita si lega ancora di più al fratello Nicola ed alla cognata Piera Aiello. Di Nicola, anch'egli mafioso, Rita raccoglie le più intime confidenze sugli affari e sulle dinamiche mafiose a Partanna. Nel giugno 1991 Nicola Atria verrà ucciso dalla mafia, e sua moglie Piera Aiello decide di collaborare con la giustizia. 

Rita Atria, a soli 17 anni, nel novembre 1991, decide di seguire le orme della cognata, cercando, nella magistratura, giustizia per quegli omicidi. Il primo a raccogliere le sue rivelazioni fu Paolo Borsellino al quale ella si legò come ad un padre. Le deposizioni di Rita e di Piera, unitamente ad altre deposizioni hanno permesso di arrestare diversi mafiosi e di avviare un'indagine sul politico Vincenzino Culicchia per trent'anni sindaco di Partanna. 

Una settimana dopo la strage di via d'Amelio, si uccise a Roma dove viveva in segretezza lanciandosi dal settimo piano. Rita Atria per molti rappresenta un'eroina, per la sua capacità di rinunciare a tutto, finanche agli affetti della madre (che la ripudiò e che dopo la sua morte distrusse la lapide a martellate), per inseguire un ideale di giustizia attraverso un percorso di crescita interiore che la porterà dal desiderio di vendetta al desiderio di una vera giustizia. Rita (così come Piera Aiello) non era una pentita di mafia, non aveva infatti mai commesso alcun reato di cui pentirsi. Per questo la sua collaborazione assume un valore ancora più alto e correttamente ci si riferisce a lei come "testimone di giustizia", figura questa che è stata legislativamente riconosciuta con la legge 13/2/2001 n. 45. 

Nel 2007 Veronica D'Agostino ha impersonato Rita nel film "La siciliana ribelle" del regista Marco Amenta. Il film ha suscitato la reazione di Piera Aiello che ha accusato il regista di intenti speculativi.

giovedì 19 luglio 2012

A VENT'ANNI DALLE STRAGI.

"AFFINCHè I MORTI APRANO GLI OCCHI AI VIVI"
(M. Djordjevic)

23 maggio 1992 - 23 maggio 2012
Ricordo Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

19 luglio 1992 - 19 luglio 2012
Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. L'unico sopravvissuto: Antonino Vullo.





"Quando è morto Falcone avevo 12 anni. Ero a Paestum, dove forse mi avevano già spedito in vacanza. Oppure semplicemente ero lì con tutta la famiglia per il fine settimana.
Un fine settimana di maggio. Ricordo solo che stavo in cucina, che la televisione era accesa e che mia zia d'improvviso si mise davanti alla tv. La coprì tutta con la sua schiena. Noi bambini non capivamo perché non volesse vedere, non capivamo perché volesse oscurare tutto. Giocavamo con una palla di gommapiuma in casa, non stavamo nemmeno guardando la tv, eppure lei si mise davanti, col suo corpo minuto, a coprire lo schermo quadrato di una piccola e vecchia Sony. Aveva le lacrime agli occhi, ci guardava come se non ci vedesse, agitava la testa e ripeteva "No, no, no". Nessuno di noi faceva domande.

I bambini del Sud cresciuti negli anni '80-'90 con faide di mafia, tensioni continue in strada e in casa, polizia e posti di blocco, sanno contenere le domande. Sarebbe stato naturale puntare il ditino verso lo schermo e chiedere spiegazioni. Noi no. Non chiedevamo, sentivamo che era accaduta la solita cosa, quella che quando accadeva se chiedevi qualcosa ti guardavano storto e chiudevano con "Niente, niente". Ricordo di essermi seduto a terra, gambe incrociate all'indiana, come faccio ancora oggi, e mi guardavo intorno. Fuori sentivo che tutte le case dei vicini avevano la tv accesa. Qualcuno la radio. C'era un silenzio irreale. Solo le voci dei bambini.

Il Tg3 confermò l'attentato. C'era una donna con i capelli corti che ne parlava da Palermo e ogni tanto si vedevano immagini incredibili: cemento e terra divelta. Lamiere e tante persone che si aggiravano come in trance tra le macerie. Capii che avevano ucciso un giudice e dei poliziotti. Mi feci coraggio e infransi la regola del bimbo di paese che non deve mai fare domande sul sangue e sui morti ammazzati. Riuscii finalmente ad alzarmi e chiesi: perché? Il 19 luglio dello stesso anno si è ripetuta una scena simile. Sempre a Paestum. Ricordo caldo afa sudore e lacrime. Lacrime per una morte che anche un dodicenne sentiva come annunciata. E oggi siamo ancora qui a chiederci: Perché? Come? Chi?" (Roberto Saviano)


martedì 3 luglio 2012

WORLD CAMP - IDEE PER CAMBIARE IL MONDO (Edizione II)

TERZOLAS - Convento dei Cappuccini
dal 3 all' 8 LUGLIO 2012

Evento ideato e promosso dalla Federazione Trentina della Cooperazione, in collaborazione con Formazione Lavoro, con l’Università di Sophia, con l’Associazione Giovani Cooperatori Trentini, con Fondazione Il Cuore si scioglie e Scuola Coop.

PROGRAMMA:
  • MARTEDI’ 3 LUGLIO
Ore 21.00 Saluto del Presidente Diego Schelfi e del Direttore Carlo Dellasega della
Federazione Trentina della Cooperazione

Saluto del Direttore Giorgio Pasolli di Formazione Lavoro

Presentazione del campus – Michele Dorigatti, Ufficio Studi e Intercooperazione
della Federazione Trentina della Cooperazione
  • MERCOLEDI 4 LUGLIO
Ore 9.00 - 13.00 Il daimon come felicità. Dare senso al lavoro. Prof. Luigino Bruni, economista.

Ore 21.00 Spettacolo musicale con gli Apocrifi – Tribute Band “Quale sarà la mano
che ti accende e ti spegne”
  • GIOVEDI’ 5 LUGLIO
Per un’economia a movente ideaIe. Prof.ssa Alessandra Smerilli, economista.

Ore 17.00 - 18.30 La danza d’espressione africana con Ania Tonelli.

Ore 21.00 Testimonianze di giovani imprenditori e amministratori – in
collaborazione con l’AGCT - Associazioni Giovani Cooperatori Trentini.

Elena Cetto, Cooperativa La Strada
Elisa Risatti, imprenditrice agricola
Francesca Re e Michele Tosolin, Cooperativa Mercurio
Gloria Comper- imprenditrice, Tecnodoor di Rovereto

Introduce e modera: Enrico Bertolotti, Presidente AGCT
  • VENERDI’ 6 LUGLIO
Uscire dalla crisi insieme. Per un nuovo umanesimo. Prof. Roberto Mancini, filosofo.

Ore 19.00 Dialogo sulla bellezza – Livio e Giorgio Conta, artisti e scultori, intervistati
da Sara Perugini, Ufficio Stampa della Federazione trentina della
Cooperazione
  • SABATO 7 LUGLIO
Ore 9.00 - 13.00 Dalla competizione alla cooperazione: l'esperienza del dono. Prof. Roberto Mancini, filosofo.

Ore 21.00 “I giovani per la legalità” – Serata pubblica promossa in collaborazione
con la Cassa Rurale di Rabbi e Caldes e con la Cassa Rurale Alta Valdisole
e Pejo:

Massimo Rocco, presidente della cooperativa “Le terre di don Peppe
Diana”, Campania;

Rosa Quattrone, Reggio Calabria;

Francesco Galante, presidente della Cooperativa Placido Rizzotto;

Carlo Alberto dalla Chiesa, Milano.

  • DOMENICA 8 LUGLIO
Ore 9.30 - 11.30 Mai senza l’altro. Prof. Marcello Farina, filosofo.

Ore 11.30 - 13.00 Valutazione del campus

mercoledì 27 giugno 2012

COMANDO E CONTROLLO

LIBERA TRENTINO

 presenta 
- LUNEDì 2 LUGLIO 2012 - ORE 20.30 -
CINEMA ASTRA
Corso Michelangelo Buonarroti, 16 Trento


COMANDO E CONTROLLO 
Il documentario sulla situazione dell'Aquila a tre anni dal terremoto
Interverranno 
Angelo Venti
Cristina Iovenitti

N O N _ M A N C A R E ! ! !