L'AQUILA DUE ANNI DOPO
__21-24 ottobre 2011_
PRIMO GIORNO -
21.11.2011
Trento, 21 ottobre
2011 partenza per L’Aquila….L’Aquila? Cos’è L’Aquila?
Nelle nostre teste
riaffiorano le immagini viste in tv del terremoto:le case distrutte,la casa
dello studente collassata,il calvario delle tendopoli,le famiglie
disgregate,l’esuberanza del progetto C.A.S.E e la sfilata del G8. Ma è solo
questo? Dalla nostre voglia di sapere nasce la volontà di partecipare al progetto
“L’Aquila 2 anni dopo”. Preparato lo zaino siamo pronti per partire! Il nostro
zaino è pieno di aspettative e paure. Ci aspettiamo di vedere macerie, di
parlare con la gente,ascoltare le loro storie,conoscere i magheggi e le
problematiche della ricostruzione. Abbiamo la voglia di accendere una luce
sull’accaduto per vedere quanta ombra lo avvolge.
Ore 22 arrivo a
Paganica. Siamo calorosamente accolti da Cristina,volontaria di Libera,in un
modulo abitativo adibito a biblioteca. Calano le luci e avvolti dalla cultura
ci addormentiamo con la gran voglia di intraprendere questa esperienza.
Sara,Martina,Manuel
SECONDO GIORNO -
22.11.2011
Giornata molto
intensa.
In mattinata
incontriamo Angelo Venti, giornalista di Libera, il quale ci accompagna in Tribunale
per assistere ad un’udienza del Processo Grandi Rischi. Ma non un normale
tribunale, bensì una sede provvisoria posta nel cuore di una zona industriale.
Alle testimonianze
prendono parte dei cittadini ai quali sono morti dei parenti la notte fra il 5
e il 6 aprile 2009, che raccontano come i loro cari si siano fidati delle
parole di coloro chiamati “esperti”.
La controparte
infatti è la Commissione Grandi Rischi, la quale aveva garantito che non ci
sarebbero state scosse più violente di quella del 30 marzo. Tutto ciò ci ha
aperto gli occhi all’informazione trasmessa ai cittadini durante i giorni
precedenti alla grande scossa.
Nel pomeriggio ci
dirigiamo verso il Teatro Nobel per la Pace di San Demetrio Ne’ Vestini. Qui
troviamo Giancarlo, il quale ci introduce la storia del teatro e del retroscena
del terremoto. Sembra tanto una descrizione della vita civile durante la
guerra: filo spinato attorno alle tendopoli, coprifuoco, alzabandiera,
militarizzazione del territorio, divieti di transito tra le varie tendopoli,
disgregazione dei nuclei familiari e dei rapporti tra cittadini, e molto altro
ancora.
…ma queste sono
tendopoli o campi di concentramento???
In seguito Angelo
ci mostra un documentario contenente tutte quelle informazioni che non sono
passate a livello nazionale: le parole del manuale della Protezione Civile, la
completa assenza di un piano d’evacuazione e di un punto d’incontro della
città, tutti gli aspetti del “progetto C.A.S.E.”, la rimozione completa dei
poteri delle autorità locali, e per finire una delle frasi più significative:
“Sovrano è colui che decreta lo stato d’emergenza”.
In serata Angelo
ci conduce attraverso le rovine e le vie deserte del centro storico de
L’Aquila, la città fantasma. Troviamo scandaloso il fatto che dopo due anni non
sia stato ancora iniziato un lavoro di ricostruzione o restauro del centro
storico.
Ciò che rimane nel
nostro animo non è che un silenzio pieno di rabbia e indignazione.
Ambra, Elena,
Maddalena
TERZO GIORNO -
23.11.2011
Nella giornata di
oggi, grazie all'aiuto di persone locali, abbiamo potuto scoprire la realtà di
alcuni paesi colpiti dal tragico sisma del 6 Aprile.
Il primo luogo nel quale ci soffermiamo è Onna, un piccolo centro non più abitato il quale ha il triste primato di aver il maggior numero di vittime rapportate al numero di abitanti...si pensa sia colpa dell'eccessiva “tranquillità” instaurata, dai messaggi rassicuranti che la televisione passava, negli abitanti.
“Entriamo nella zona rossa di Onna; camminiamo tra le macerie di una città oramai morta. Sembra che il tempo si sia fermato a quel fatidico giorno.
Bottoni tra le ramaglie, vestiti fra le macerie, pezzi di vita sotto cumuli di terra che cercano disperatamente l'aria...
Il primo luogo nel quale ci soffermiamo è Onna, un piccolo centro non più abitato il quale ha il triste primato di aver il maggior numero di vittime rapportate al numero di abitanti...si pensa sia colpa dell'eccessiva “tranquillità” instaurata, dai messaggi rassicuranti che la televisione passava, negli abitanti.
“Entriamo nella zona rossa di Onna; camminiamo tra le macerie di una città oramai morta. Sembra che il tempo si sia fermato a quel fatidico giorno.
Bottoni tra le ramaglie, vestiti fra le macerie, pezzi di vita sotto cumuli di terra che cercano disperatamente l'aria...
tutto è immobile,
come se il tempo abbia interrotto il suo corso per osservare con noi tutta
quella distruzione.
Cristina, una ragazza che collabora con “Libera” parla con rabbia...siamo in cerchio attorno a lei, in una specie di piazza ove una volta c'erano delle case.
Le sue parole rimbombano tra i mezzi muri rimasti; ci trasmettono angoscia, paura, agitazione e rabbia...tutto ciò che ha vissuto in quei momenti...ci immedesimiamo in ciò che dice..le sue parole ci accompagnano attraverso i suoi ricordi...
Un silenzio surreale ci fa da cornice...
Tutta la zona è come un grande libro. Frammenti di vita sono sparsi ovunque...ogni pietra, ogni singola pietra avrebbe la sua storia da raccontare, se solo potesse parlare.
Abbandoniamo quel piccolo luogo carico di memorie solamente per addentrarci nella medesima realtà, distate solo pochi kilometri...il centro di Paganica.
Dagli spazi aperti lasciati dalle case crollate, passiamo ai vicoli gelidi sparsi di detriti e lacrime, dolori e speranze.
Non è vero ciò che dicono giornali e telegiornali; non è verò che la città è rinata...
La vera città è ancora li, distrutta, allora come oggi, sotto il cielo nuvolo d'una frigida giornata d'Ottobre.
Le armature dei muri sferzano l'aria col loro fare arrugginito e contorto...
Come una mano protesa verso l'infinito alla ricerca d'aiuto, le case, le mezze case, restano la...”
Nel primo pomeriggio ci spostiamo verso il centro dell'Aquila, dirigendoci alla Basilica di Collemaggio; è una costruzione imponente. Entriamo. Sembra ancora più immensa vista dall'interno.
Appare però come una bestia malconcia...ogni pilastro, ogni pertugio della basilica è sorretto da pali di sostegno. Parte del tetto è crollato. La visione è tanto imponente quanto angosciante.
Un colosso indifeso, ecco cos'è la basilica...
Cristina, una ragazza che collabora con “Libera” parla con rabbia...siamo in cerchio attorno a lei, in una specie di piazza ove una volta c'erano delle case.
Le sue parole rimbombano tra i mezzi muri rimasti; ci trasmettono angoscia, paura, agitazione e rabbia...tutto ciò che ha vissuto in quei momenti...ci immedesimiamo in ciò che dice..le sue parole ci accompagnano attraverso i suoi ricordi...
Un silenzio surreale ci fa da cornice...
Tutta la zona è come un grande libro. Frammenti di vita sono sparsi ovunque...ogni pietra, ogni singola pietra avrebbe la sua storia da raccontare, se solo potesse parlare.
Abbandoniamo quel piccolo luogo carico di memorie solamente per addentrarci nella medesima realtà, distate solo pochi kilometri...il centro di Paganica.
Dagli spazi aperti lasciati dalle case crollate, passiamo ai vicoli gelidi sparsi di detriti e lacrime, dolori e speranze.
Non è vero ciò che dicono giornali e telegiornali; non è verò che la città è rinata...
La vera città è ancora li, distrutta, allora come oggi, sotto il cielo nuvolo d'una frigida giornata d'Ottobre.
Le armature dei muri sferzano l'aria col loro fare arrugginito e contorto...
Come una mano protesa verso l'infinito alla ricerca d'aiuto, le case, le mezze case, restano la...”
Nel primo pomeriggio ci spostiamo verso il centro dell'Aquila, dirigendoci alla Basilica di Collemaggio; è una costruzione imponente. Entriamo. Sembra ancora più immensa vista dall'interno.
Appare però come una bestia malconcia...ogni pilastro, ogni pertugio della basilica è sorretto da pali di sostegno. Parte del tetto è crollato. La visione è tanto imponente quanto angosciante.
Un colosso indifeso, ecco cos'è la basilica...
Tornati all'aria
aperta, in pochi minuti di cammino ci troviamo in un complesso di “baracche”
completamente autogestito dai giovani dell'associazione 3e32. L'insieme
trasmette un aria di trasandato, ma questa non vuole essere una critica
negativa! I ragazzi sono molto ospitali, e ci invitano a contattarli se
dovessimo avere bisogno di qualcosa.
Lasciato per l'ennesima volta alle spalle un altro luogo, ci dirigiamo verso L'Aquila vera e propria; l'Aquila della distruzione, l'Aquila della ricostruzione, l'Aquila delle false promesse e dei desideri sepolti...l'Aquila. Camminiamo, camminiamo, e ancora camminiamo...è difficile credere a ciò che si vede.
Il tuo cervello lavora, si sforza di capire; lo senti che ti parla...ti dice “non è possibile, è passato molto tempo da allora! C'è sicuramente un errore...questa non è l'Aquila!”. Ma non c'è filtro sui nostri occhi...ciò che vediamo è la realtà.
Arrivo in fondo ad una strada, arrivo a due passi dalla recinzione...il cartello, tutto tronfio grida a gran voce “ZONA ROSSA! DIVIETO D'ACCESSO!”. Mi volto a destra, un suo simile lo imita in tutto per tutto. Mi volto allora a sinistra, deve pur esserci una via di fuga; e invece no: altro cartello, stessa solfa. Sono in un vicolo cieco dal quale non si può scappare. Mi è negata ogni possibilità di scelta. O si torna indietro, o si soccombe.
Pattuglie di militari zampettano qua e la, ormai anche loro come i cartelli sono diventati parte integrante dell'Aquila.
“Cos'è l'Aquila?” ti chiedi...”l'Aquila, beh...non so...non saprei...è difficile da definire...è tutto...è niente...l'Aquila...cantieri, menzogne...fucili e barricate...”
Troppi pensieri, troppe idee invadono la mente; come troppe sono le macerie che invadono ancora i vicoli e le case...
Lasciato per l'ennesima volta alle spalle un altro luogo, ci dirigiamo verso L'Aquila vera e propria; l'Aquila della distruzione, l'Aquila della ricostruzione, l'Aquila delle false promesse e dei desideri sepolti...l'Aquila. Camminiamo, camminiamo, e ancora camminiamo...è difficile credere a ciò che si vede.
Il tuo cervello lavora, si sforza di capire; lo senti che ti parla...ti dice “non è possibile, è passato molto tempo da allora! C'è sicuramente un errore...questa non è l'Aquila!”. Ma non c'è filtro sui nostri occhi...ciò che vediamo è la realtà.
Arrivo in fondo ad una strada, arrivo a due passi dalla recinzione...il cartello, tutto tronfio grida a gran voce “ZONA ROSSA! DIVIETO D'ACCESSO!”. Mi volto a destra, un suo simile lo imita in tutto per tutto. Mi volto allora a sinistra, deve pur esserci una via di fuga; e invece no: altro cartello, stessa solfa. Sono in un vicolo cieco dal quale non si può scappare. Mi è negata ogni possibilità di scelta. O si torna indietro, o si soccombe.
Pattuglie di militari zampettano qua e la, ormai anche loro come i cartelli sono diventati parte integrante dell'Aquila.
“Cos'è l'Aquila?” ti chiedi...”l'Aquila, beh...non so...non saprei...è difficile da definire...è tutto...è niente...l'Aquila...cantieri, menzogne...fucili e barricate...”
Troppi pensieri, troppe idee invadono la mente; come troppe sono le macerie che invadono ancora i vicoli e le case...
”scusi, il bagno?”
“seconda voragine
a sinistra, sotto il pilastro crollato, fra le tegole e la croce venuta giù
dalla chiesa. Oh, mi scusi, credo di aver finito il sapone.”
“Grazie”
“Si figuri”
No, non è
accettabile tutto questo...
Il troppo pensare porta una leggera emicrania...i troppi pensieri fanno la ressa per essere presi in considerazione, sono troppi...nemmeno la mente riesce a decifrarne uno che subito ne subentra prepotente un altro. É il caos, non si capisce più nulla...persone, urla, lamenti, pianti, macerie, rumore, buio, grida, feriti, morti, disperazione BASTA!!!
.
Il troppo pensare porta una leggera emicrania...i troppi pensieri fanno la ressa per essere presi in considerazione, sono troppi...nemmeno la mente riesce a decifrarne uno che subito ne subentra prepotente un altro. É il caos, non si capisce più nulla...persone, urla, lamenti, pianti, macerie, rumore, buio, grida, feriti, morti, disperazione BASTA!!!
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.ed il resto, è
solo silenzio.
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Usciamo dall' Aquila in direzione di quella che sarà l'ultima meta della giornata: Tempèra. Prima di arrivare a destinazione però, ci fermiamo pochi minuti alla “casa dello studente”. Anche qui è tutto recintanto. Che ci aspettavamo??
Usciamo dall' Aquila in direzione di quella che sarà l'ultima meta della giornata: Tempèra. Prima di arrivare a destinazione però, ci fermiamo pochi minuti alla “casa dello studente”. Anche qui è tutto recintanto. Che ci aspettavamo??
è una vista
impressionante...una parte del palazzo è crollata come se fosse stata tagliata
di netto da una lama affilatissima. Si riesce ad intravedere qualcosa negli
spazi lasciati dalle porte crollate insieme al resto del palazzo.
Una sedia, una tavolo, una giacca, una macchinetta del caffè...sono fermi in attesa che torni qualcuno ad accudirsi di loro, ad utilizzarli. Nessuno tornerà.
Una sedia, una tavolo, una giacca, una macchinetta del caffè...sono fermi in attesa che torni qualcuno ad accudirsi di loro, ad utilizzarli. Nessuno tornerà.
Ancora una
volta partiamo, ancora una volta viaggiamo, ed ancora una volta, ci
fermiamo. Tempèra.
Qui ci accoglie
Andreino il quale ci accompagna all'interno della zona rossa raccontandoci vari
aneddoti.
Fermi in una piazzetta, Andreino ci mette al corrente di un piano di demolizione e ricostruzione pensato e voluto dai cittadini.
Lui, insieme ad altri, nutre una forte speranza di riuscita di quest'ultimo, in quanto il tempo impiegato per metterlo su carta è stato decisamente tanto! Ci racconta con fondato ottimismo i suoi desideri, ed un possibile futuro. Parla di quella terribile notte, e del giorno seguente...ci accompagna attraverso questa jungla di macerie così familiare ma allo stesso tempo così distante...
Parla; tenta di far rivivere ai nostri occhi la realtà...
Dobbiamo molto a tutte le persone che ci hanno accompagnato in questo limbo. A tutti coloro che hanno messo a disposizione il loro tempo ed i loro ricordi per noi, uno sparuto gruppo di ragazzi preparato alla vita quanto lo è un
Fermi in una piazzetta, Andreino ci mette al corrente di un piano di demolizione e ricostruzione pensato e voluto dai cittadini.
Lui, insieme ad altri, nutre una forte speranza di riuscita di quest'ultimo, in quanto il tempo impiegato per metterlo su carta è stato decisamente tanto! Ci racconta con fondato ottimismo i suoi desideri, ed un possibile futuro. Parla di quella terribile notte, e del giorno seguente...ci accompagna attraverso questa jungla di macerie così familiare ma allo stesso tempo così distante...
Parla; tenta di far rivivere ai nostri occhi la realtà...
Dobbiamo molto a tutte le persone che ci hanno accompagnato in questo limbo. A tutti coloro che hanno messo a disposizione il loro tempo ed i loro ricordi per noi, uno sparuto gruppo di ragazzi preparato alla vita quanto lo è un
neonato alla
morte.
Grazie
Grazie
Alessio,
Maddalena, Deborah
QUARTO GIORNO -
24.11.2011
È tempo di
ripartire, di rimettere nello zaino quello che c'eravamo portati dietro e
aggiungerci quello che abbiamo raccolto qui.
Ma prima di
riprendere la strada per il nord è giusto fermarsi un attimo a pensare e
parlare, è giusto prenderci un momento per il confronto a caldo, per la
comunione dei sentimenti e delle emozioni provate durante il nostro breve
viaggio in questa splendida città ferita.
E ne vale davvero
la pena, il momento di confronto risulta bellissimo e denso, e soprattutto ci
lascia una certezza;
Siamo pronti per
tornare a casa e raccontare, e fare testimonianza attiva di quello che abbiamo
visto e sentito raccontare.
Poi è tempo di
partire, ancora una tappa alle "99 cannelle", ancora uno scorcio
dell'Aquila e via.
Il viaggio scorre
veloce fra chiacchiere, ragionamenti e risate fino a Trento, fino a casa.
Ci sarà tempo per
rielaborare e pensare alla riproposizione, per ora possiamo dire che ne è
proprio valsa la pena.
Matteo
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