venerdì 9 novembre 2012

ETHICANDO

Quest'estate passeggiando per le strade di Parigi, mi è capitato d'imbattermi in un piccolo bistrot dal forte spirito italiano. Non si trattava,come si può credere, del solito ristorante italiano che esporta pizza margherita e lasagne alla bolognese, ma di una bottega che ha deciso di far conoscere,anche a Parigi, i prodotti di molte cooperative sociali che agiscono nella nostra penisola.
Caterina e Ludovica sono le due ragazze che hanno deciso di cimentarsi in quest'impresa: dopo diversi anni vissuti a Parigi dove lavoravano nel ramo della comunicazione hanno aperto Ethicando, il primo negozio in Francia di prodotti tutti italiani provenienti da cooperative sociali che agiscono all'interno delle realtà dell'antimafia, in quella carceraria e di salute mentale.
L'idea inedita è quella di esportare quell'italianità d'eccellenza che all'estero non è conosciuta: la resistenza sul territorio e l'impegno di molte cooperative e associazioni che lottano quotidianamente per riscattare realtà relegate al margine. Esperienze dalle quali si possono prendere spunti più che positivi: un esempio meritevole è sicuramente il modello, tutto italiano, della confisca e del riutilizzo dei beni delle mafie. Modello molto distante dalla realtà francese dove la confisca investe un numero quantitativamente minore di beni, per un ammontare di 300 milioni di euro all'anno che vanno principalmente alla polizia e al ministero della Giustizia e non volti a progetti di recupero.
Una realtà italiana che potrebbe per una volta essere un esempio da riprodurre.
La sensibilizzazione, però, non passa solo attraverso la vendita dei prodotti di Libera Terra, ma insieme a Libera e a Flare (Freedom Legality Rights Europe), un'altra associazione antimafia che agisce nel territorio parigino, sono stati organizzati incontri, dibattiti, spettacoli teatrali e cineforum.
Caterina e Ludovica hanno voluto far nascere un vero e proprio centro poliedrico per raccontare un'altra Italia e far sorgere una nuova consapevolezza.
E sembra che piano piano ci stiano riuscendo: dopo quasi un anno di attività molti clienti ritornano quasi tutte le settimane per acquistare vino, olio, confetture, passata di pomodoro consapevoli del significato della loro scelta e della storia che questi prodotti raccontano.
“La nuova sfida” mi racconta Caterina “è quella di proporre, anche ai ragazzi francesi, l'esperienza estiva dei campi di lavoro nelle terre confiscate, un modo per sentirsi ancora più coinvolti nella lotta contro la criminalità organizzata che sicuramente non è una peculiarità solo italiana.”
Il loro entusiasmo nel difendere e promuovere questa Italia ha invaso anche me facendomi riflettere sul tempo perso a giustificare, ad amici francesi, gli accadimenti disastrosi del nostro paese invece di ricordare e raccontare quell'Italia, che seppur nell'ombra, riesce a far sentire la sua voce anche dove non ci si aspetta.
di 
Irene Pastore


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